Presentazione numero unico Report.m
Saggio di Antonio Dragone protagonista della prima esperienza di stampa libera a Monopoli, nel 1944, con il giornale “Il Filippetto”.
Sabato 27 settembre ore 19.00
Biblioteca per ragazzi
Dialogherà con l’autore la prof. Lella Leoci
Il numero di Report.m sarà offerto in omaggio ai presenti
70 anni fa, prove di libertà di stampa con “Il Filippetto”
La rivista Report.m, con un numero unico, propone un saggio di Antonio Dragone, uno dei protagonisti della prima esperienza di stampa libera a Monopoli, nel 1944, con il giornale “Il Filippetto”.
La presentazione avverra' sabato 27 settembre, alle ore 19.00 nella sala della biblioteca per ragazzi.
Dialogherà con l’autore la prof. Lella Leoci. Il numero di Report.m sarà offerto in omaggio ai presenti.
Per espresso desiderio dell’Autore i cittadini intervenuti saranno invitati a contribuire con un’offerta a favore dell’A.I.L. (Associazione Italiana contro le leucemie e i linfomi), in onore della cara prof. Thérèse Guevel, a cui la serata è dedicata.
“Il Filippetto” fu fondato a Monopoli nel 1944, a guerra ancora in corso, dagli universitari dell’Associazione “G. Vasco”. Durò tredici anni, fu osteggiato in ogni modo e turbò i sonni di molti potenti.
Quei ragazzi facevano sul serio, denunciavano la malapolitica, il sistema clientelare che si andava consolidando, lo sviluppo urbanistico disordinato, ma non solo: studiavano i problemi, proponevano soluzioni.
Dopo 13 anni “Il Filippetto” dovette chiudere baracca: una vita non proprio breve per un giornale e, comunque, a Monopoli è rimasta un’esperienza unica, quasi incredibile portata avanti da giovanissimi, da studenti senza le spalle coperte da nessuno, che a sfidare i potenti rischiavano tutto: il futuro, le buone sistemazioni che altri, più savi e previdenti, pensarono ad a accaparrarsi.
In occasione del “compleanno” del Filippetto, (1944 – 2014), uno di quei ragazzi, Antonio Dragone, ha ripercorso quella mitica ed entusiasmante esperienza. Antonio è vissuto a Firenze, ma non ha mai rotto il cordone ombelicale con la sua patria di origine e, soprattutto ai giovani, vuole offrire il testimone di quell’esperienza di libertà, bella, entusiasmante, osata da giovani, che, come lui dice, non erano savi, ma folli. Perché, si sa, solo la giovinezza dà l’audacia di osare quelle pazzie che poi ti salvano la vita dall’inutilità e dalla vacuità.
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