Monopoli, dal greco monos e polis – città unica, mantiene ancora oggi fede al suo nome. È città unica davvero. Conserva intatto, infatti, il fascino che le deriva dalla sua storia e dalle sue tradizioni e vi aggiunge, ai nostri giorni, la vivacità delle sue attività produttive – agricoltura, industria, pesca – e del settore turistico. Città di quasi 50.000 abitanti, insediata sul litorale adriatico 43 km a sud est di Bari, è gemellata con Lugoj (Romania) e Lyss (Svizzera).
Il suo territorio – collegato con i comuni di Polignano a Mare e Conversano a nord ovest, di Castellana-Grotte a sud ovest, di Alberobello a sud e di Fasano a sud est – si estende per 156 km2 dal mare alle colline, raggiungendo l’altezza di 408 m e si sviluppa lungo 15 km di costa bassa e frastagliata, con numerose cale e lunghi lidi sabbiosi.
Lo stemma con tre rose bianche in campo rosso fu donato alla città da Federico II di Svevia che volle così premiarla per esserle rimasta fedele durante l’assedio di Gualtieri di Brienne del 1207.
Testo a cura di Pino Pace
Consulenza storica: Miranda Carrieri
Sono cinquantamila gli abitanti della città di Monopoli, distribuiti anche tra le 99 popolose contrade in cui l’agro è suddiviso. Una millenaria distesa d’ulivi contorna il centro urbano fino al gradino delle Murge. L’antico nucleo abitato si distende su un lembo di terra rivolto al mare. A presidio delle vie d’acqua il castello di Carlo V vigoreggia dal 1552, rivolgendo intimidatorio alcune cannoniere anche verso l’abitato. Le opere difensive della città sono completate da 4 torrioni superstiti inseriti nelle mura cinquecentesche da cui sporgono i cannoni dell’ottocento. Sul profilo delle case svettano i campanili e le cupole barocche soggiogati dalla mole della Basilica Cattedrale, emblema di fastosità settecentesca rispecchiante l’opulenza del clero e dei ceti dominanti del tempo. Il tempio custodisce un’icona della Madonna della Madia, approdata, secondo la tradizione, su di una zattera composta di travi nel 1117. Tra le cospicue opere del maestoso interno meritano un cenno le due tele dovute alla felice mano di Iacopo Palma il Giovane: San Michele Arcangelo e il Demonio e una Madonna in gloria con i santi Rocco e Sebastiano. Muovendosi lungo l’intrico delle viuzze tortuose ci si imbatte in cortili denominati chiassi su cui si affacciano le abitazioni comuni. In posizione centrale rispetto all’antico abitato si spalanca l’ariosa piazza Palmieri su cui prospetta l’elegante facciata dell’omonimo palazzo realizzato nell’ultimo scorcio del Settecento.L’apparire della facciata della chiesa di San Domenico entusiasma per il raffinato rosone e le opere scultoree di Stefano da Putignano: Cristo coronato di spine, San Domenico e la Madonna in trono col bambino.Dalle absidi di Santa Maria degli amalfitani le sculture e l’impostazione architettonica offrono un significativo esempio di romanico pugliese. La piazza giardino Vittorio Emanuele permette al centro antico di dialogare con la compostezza delle vie perpendicolari che separano gli edifici dell’addizione urbana del periodo murattiano.